Botticelli: Il Rinascimento tra Splendori e Inquietudini

Sandro Botticelli è uno degli artisti più celebri della storia dell’arte, ma i suoi capolavori continuano a suscitare interesse, ammirazione e dibattiti anche dopo secoli dalla sua morte. Negli ultimi decenni, molte nuove scoperte e restauri hanno portato a una revisione e a una maggiore comprensione delle sue opere. I nuovi approcci tecnologici hanno consentito di esplorare il “laboratorio” mentale e manuale di Botticelli e della sua bottega, rivelando i disegni nascosti sotto alla pittura e aprendo finestre sull’invisibile. Inoltre, gli studi documentari hanno fornito nuovi dati sulla sua famiglia, le sue cerchie di amici e i suoi committenti. 

L’attualità di Botticelli risiede proprio in questa continua scoperta e rivalutazione delle sue opere famose in tutto il mondo, in aperta contraddizione con un artista che non ha mai voluto lasciare Firenze. In altre parole, come recita un vecchio modo di dire fiorentino, era “un uomo uscio e bottega”. 

D’altronde la città di Firenze rappresentò per Botticelli il vero, unico amore, come dimostrato anche dal suo rifiuto categorico di prendere moglie, preferendo invece circondarsi della compagnia della sua numerosa bottega e dei molti amici.

E fu proprio un amico, Tommaso Soderini, che iniziò ad avvicinarlo alla potentissima famiglia dei Medici, in quell’epoca all’apice della sua potenza e del suo splendore sotto il governo di Lorenzo il Magnifico. Da quel momento, la produzione artistica di Botticelli fu indissolubilmente legata alle vicende storiche della sua amata Firenze.

 

Adorazione dei Magi

Il patronato dei Medici vide le sue origini con l’opera “Adorazione dei Magi“, commissionata da Gaspare di Zanobi del Lama appunto come omaggio ai signori di Firenze. 

Nel dipinto sono rappresentati i più importanti membri della famiglia medicea, tra cui il patriarca Cosimo il Vecchio, Piero il Gottoso, Lorenzo il Magnifico, e il defunto Giuliano. Quest’opera contribuì notevolmente all’avvicinamento di Botticelli ai Medici e lo affermò come ritrattista della famiglia. 

 

 

Botticelli fu quindi incaricato di realizzare tre effigi postume di Giuliano de’ Medici, che era stato assassinato durante la Congiura de’ Pazzi. Questi tre ritratti dovevano servire a Lorenzo, il fratello superstite, per diffondere l’immagine del defunto Giuliano e suscitare consenso, simpatia e solidarietà in una Firenze improvvisamente sprofondata nella Guerra dei Pazzi: la città, infatti, si trovava da sola contro il papato, il re d’Aragona a Napoli e Federico di Montefeltro, Duca di Urbino, che, nascosto dietro offerte di amicizia a Lorenzo, aveva probabilmente fomentato la congiura con la speranza di impadronirsi di Firenze. In questo contesto drammatico, Lorenzo aveva bisogno di consolidare tutti gli amici possibili attorno alla sua causa. 

In questa fase di tumulto, Botticelli si occupò anche di dipingere sulla porta della dogana di Palazzo Vecchio le immagini dei congiurati su cui Lorenzo era riuscito a mettere le mani e che aveva fatto impiccare proprio a Palazzo Vecchio. 

Inoltre, Botticelli ebbe un ruolo fondamentale quando Lorenzo il Magnifico decise di inviarlo a Roma insieme ai suoi migliori frescanti per dipingere la Cappella Sistina, nella speranza di fare pace con il Papa. Fu l’unica volta che Sandro lasciò Firenze, e forse fu proprio la lontananza dalla sua amata città natia a far emergere per la prima volta, nell’affresco “Prove di Mosè”, un’attitudine al dramma, una narrativa concitata e piena di emozione che si discosta dai suoi capolavori più celebri, caratterizzati da un impianto più armonico e più stabile.

 

Primavera

Il grande maestro del Rinascimento fu quindi sempre testimone, e in alcuni casi anche attivo partecipante, dei cambiamenti della sua città, anche nei periodi più turbolenti, riuscendo a riflettere non solo le angosce e le inquietudini del suo tempo, ma anche i suoi grandi splendori. 

Ed è proprio lo splendore che noi ritroviamo in uno dei suoi dipinti più celebri, la “Primavera”. 

Quest’opera ha affascinato gli storici dell’arte delle ultime generazioni per la sua complessità: le figure rappresentate sono ben note, ma la scena in essa rappresentata rimane un mistero dalle molteplici interpretazioni. 

 

 

Secondo la storica dell’arte Cristina Acidini, autrice della più recente monografia dedicata a Botticelli come parte della collana Volumi d’Arte Menarini,  potrebbe essere una celebrazione della pace ristabilita a Firenze dopo la Guerra dei Pazzi grazie a Lorenzo il Magnifico, raffigurato come Mercurio, il pacificatore. Nel dipinto, Mercurio dissipa una nube con il suo caduceo, simbolo di riconosciuta importanza medica, e con essa dissipa una grande discordia. Le Grazie tornano a danzare, Cupido scocca la sua freccia, e la Primavera ritorna, facendo sbocciare i fiori, sotto forma di Flora, la personificazione della città di Firenze, che appare come signora trionfante e sorridente. Flora, infatti, era il nome latino di Firenze usato dagli umanisti per celebrare la città. “Primavera” rappresenta il trionfo della città nella ritrovata pace in cui fiorisce la sua civiltà grazie a Lorenzo il Magnifico.

 

La nascita di Venere

Un altro dipinto iconico di Botticelli, capolavoro di armonia e bellezza, è “La nascita di Venere“. Sempre secondo la più recente interpretazione di Cristina Acidini, anche se il titolo suggerisce la nascita di Venere, in realtà il quadro potrebbe raffigurare il suo arrivo sulla costa toscana. Venere è rappresentata in una posizione di squilibrio su una conchiglia, quasi pronta per sbarcare per essere accolta, ancora una volta, da Flora/Firenze, che sotto l’egida di Lorenzo il Magnifico si impegna a proteggere la cultura ellenica che è stata messa in fuga dalla conquista dei Turchi.

 

 

Con il susseguirsi delle vicende fiorentine vediamo anche un cambiamento nell’arte di Botticelli: narratore dai molteplici talenti, nell’armonia come nella concitazione e nel dramma, al suono delle parole di Savonarola e della sua visionaria capacità di suscitare attese apocalittiche, Sandro cominciò a dedicarsi all’arte sacra e a una narrativa appassionata, emozionata, trasgressiva delle buone regole della prospettiva.

 

Madonna del Magnificat

Troviamo un mirabile esempio della sua duttilità nella “Madonna del Magnificat“: quest’opera presenta un’iconografia sacra inedita, con la Madonna incoronata come una regina dei cieli da due angeli. La Madonna è assistita da due giovani che le porgono un calamaio, mentre un angelo più grande li incoraggia. Botticelli mostra grande maestria nella resa degli effetti dei veli, conferendo loro una sottigliezza straordinaria.

 

 

La Calunnia

Un altro capolavoro emblematico della fase tardiva di Botticelli e della sua capacità narrativa drammatica e piena di emozione è “La Calunnia“, che rimanda a un’opera del IV secolo a.C. del pittore greco Apelle. 

Grazie a quadri come questo, riusciamo a desumere l’ampiezza della cultura di Botticelli: era  infatti familiare con Dante Alighieri, di cui aveva illustrato le opere sia in giovane età che in età matura; inoltre conosceva anche Boccaccio e le storie degli antichi pittori. Botticelli era immerso in una cultura umanistica che aveva fatto propria grazie alle sue importanti frequentazioni, tra cui Poliziano e Cristoforo Landini, quest’ultimo autore del proemio alla Divina Commedia che esaltava Firenze.

 

Ritratto di Esmeralda Brandini

L’ultima fase della vita di Botticelli è caratterizzata dal suo declino: dopo essere stato il protagonista assoluto della scena artistica fiorentina per tanto tempo, l’artista scomparve, soppiantato dai nuovi astri nascenti: Leonardo, già affermato e stimato, Michelangelo, in piena ascesa, e Raffaello, ancora agli esordi ma già molto apprezzato.

Botticelli rimase solo nelle biografie (Vasari, ad esempio, glie ne dedicò una) ma, nell’era dell’arte barocca, venne quasi completamente accantonato. I suoi dipinti si dispersero per le ville di Firenze, appesi nei corridoi e poco considerati.

Contro ogni aspettativa, fu un’opera minore, sicuramente meno conosciuta e apprezzata a livello planetario, che riportò in auge il fascino senza tempo di Botticelli: il “Ritratto di Esmeralda Brandini” giunse alla National Gallery di Londra a metà dell’Ottocento e suscitò una tale passione da ispirare il poeta e pittore Dante Gabriel Rossetti e la sua coltissima famiglia. Esmeralda divenne un mito, e di conseguenza le donne dei Preraffaelliti assunsero volti affilati e pallidi, chiome ricce e rosse, e una straordinaria assertività che portava la modella in primo piano.

Questo quadro ha determinato il destino di Botticelli nel mondo anglosassone e, gradualmente, anche nel resto del mondo. Perfino in Italia la fortuna di Botticelli ha conosciuto una rinascita soltanto quando gli inglesi hanno ricominciato ad interessarsi a lui.

 

Botticelli è un artista che ha lasciato un’eredità duratura nel mondo dell’arte. La sua capacità di catturare l’essenza dei suoi tempi, dalla magnificenza della Firenze medicea alle paure apocalittiche dell’era savonaroliana, suscita ancora oggi l’ammirazione e l’interesse del pubblico. Il fascino senza tempo della sua personalità complessa, della sua anima drammatica e di quella serena ed aurea, lo hanno consacrato come simbolo della Firenze del Rinascimento, tra splendori e inquietudini.

 

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