Menarini Pills of Art: Crocifissione e Santi di Beato Angelico

Ci troviamo a Firenze, nell’ex sala capitolare del Convento di San Marco, oggi Museo Nazionale. L’affresco dipinto da Beato Angelico misura 550×950 cm e occupa, all’interno di un’ampia lunetta, la parte superiore della parete Nord. Giovanni Matteo Guidetti ci accompagna alla scoperta di quest’opera mistica e originale. 

Il convento, risalente al XIII secolo, fu decorato da Fra’ Angelico su commissione di Cosimo de’ Medici: i corridoi, il chiostro, la sala capitolare e le celle per i frati, furono costruiti tra il 1438 e il 1450.

L’affresco di cui ci occupiamo fu realizzato tra il 1441 e il 1442 e si trova nella Sala Capitolare, dove i monaci solevano riunirsi diverse volte nel corso della giornata. Si tratta di un affresco monumentale, il più grande e complesso che l’Angelico abbia realizzato a San Marco.

L’opera rappresenta un momento iconico e fondamentale della Passione di Cristo e mostra tocchi di originalità, con una delicata attenzione ai dettagli.

La croce di Cristo domina il centro della scena dividendola esattamente in due parti. La disposizione delle figure è allineata sul piano frontale del dipinto, solo le croci dei due ladroni sono disposte in profondità, con inclinazione in diagonale.
Lo sfondo rappresenta un paesaggio brullo e spoglio, indirizzando l’attenzione dell’osservatore sui personaggi, tutti raccolti in profonda devozione.

L’opera non è concepita con intenti narrativi: Beato Angelico, infatti, unisce figure iconiche legate alla sacralità della scena con altre, il cui significato è allegorico.

Sotto la croce troviamo figure tradizionalmente connesse alla storia della crocifissione: San Giovanni Evangelista regge il braccio della Madonna, sofferente e quasi priva di sensi, aiutato da Maria di Cleofa e Maria Maddalena.

Nell’opera la rappresentazione delle emozioni non è dirompente, ma si evince da alcuni dettagli: l’abbandono delle mani di Maria, la lacrima sul volto di Maria di Cleofa e lo sguardo triste di Giovanni Evangelista. Infine, Maria Maddalena, di spalle allo spettatore, presenta una piccola anomalia prospettica: l’aureola si trova davanti e non dietro la donna. Questa scelta è stata fatta dall’Angelico per non interrompere l’effetto drammatico creato dal corpo della donna.

Gli altri personaggi che compongono l’opera non hanno nulla a che vedere con gli astanti storici dell’evento, ma sono legati alla simbologia della Salvezza. È proprio questo, infatti, l’aspetto più particolare della rappresentazione.

A destra vi sono undici figure rappresentanti i fondatori dei più importanti ordini della Chiesa Cattolica. Il primo da sinistra, inginocchiato ai piedi della croce, San Domenico, fondatore dei Domenicani; seguito dal fondatore dei Geronimiti, San Girolamo, riconoscibile dal cappello da cardinale adagiato davanti a lui; San Francesco, fondatore dei Francescani; San Bernardo, sulla cui Regola si basa l’ordine dei Cistercensi; San Giovanni Gualberto, fondatore dei Vallombrosani e il frate domenicano San Pietro Martire. Dietro a questo gruppo di Santi inginocchiati, troviamo in piedi, partendo da sinistra, Sant’Agostino, fondatore degli Agostiniani e il suo maestro Sant’Ambrogio (o San Zanobi, vescovo di Firenze, ci sono diverse teorie sull’identità di questo santo); San Benedetto, fondatore dei Benedettini; San Romualdo, fondatore dei Camaldolesi e in ultimo il teologo domenicano San Tommaso d’Aquino. La presenza di queste figure non è casuale e risponde a un preciso intento devozionale del pittore, che emerge anche dagli altri affreschi del convento.

Sul lato sinistro del dipinto troviamo i cinque santi protettori: inginocchiato, San Marco, a cui è dedicato il convento; San Giovanni Battista, patrono della città di Firenze; San Lorenzo, titolare della chiesa che ospita il mausoleo dei Medici; infine, i Santi Cosma e Damiano (o santi medici), scelti dalla famiglia Medici come protettori della propria casata. I loro gesti sono carichi di significato: San Marco mostra il Vangelo da lui scritto, mentre San Giovanni indica la croce di Gesù.

A livello cromatico, è interessante notare come l’Angelico costruisca un paesaggio i cui colori, partendo da sinistra, vadano via via schiarendosi. Il cielo era stato concepito per essere più scuro in alto e più chiaro in basso, ma oggi vediamo delle sfumature rossastre, poiché il pigmento inizialmente usato (l’azzurrite) si è scrostato fino a mostrare la preparazione sottostante.

L’opera è densamente popolata da figure curate nei dettagli: nella bordura inferiore è rappresentata la genealogia domenicana, composta da diciassette figure tra papi, cardinali, vescovi, santi e beati; sulla cornice superiore invece sono raffigurati dieci inserti di Profeti e Sibille, con al centro la figura allegorica del pellicano che nutre i figli con le proprie carni, simbolo di carità e amore per il prossimo.

La grandezza di Beato Angelico si evince anche dalla tecnica utilizzata in quest’opera, che racchiude i nuovi principi pittorici rinascimentali, quali: la costruzione prospettica, l’attenzione alla figura umana e agli antichi valori medievali, la funzione didattica dell’arte e il valore mistico della luce.

La pacatezza delle figure, le loro posizioni posate ma vive, accompagnate dai colori delicati dei loro manti, rendono questo affresco – così come altri lavori dell’edificio – una preghiera dipinta.

 

7 risposte a “Menarini Pills of Art: Crocifissione e Santi di Beato Angelico”

  1. In un primo pomeriggio di un tiepido marzo ho accompagnato una cara persona ad ammirare i capolavori di San Marco .. stupendo … come Firenze vista da piazzale Michelangelo …

  2. Anche in queste manifestazioni Menarini si distingue tra tutte le aziende
    e fa si che ognuno di noi apprezzi le
    meraviglie artistiche del nostro paese ed in questo momento ci permette di approfondire i dettagli dell’opera come se stessimo in un viaggio

  3. i colori brillanti del Beato sono una gioia per gli occhi, la sua interpretazione del tema ha un valore teologico, il quattrocento italiano ha fatto scuola nel mondo, noi che custodiamo questi tesori dobbiamo essere fieri di appartenere ad una Nazione della quale non siamo mai abbastanza degni.

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