Il Think Tank On Radar scende in campo per contrastare il calo demografico

Uno dei termini più usati nel dibattito pubblico italiano è quello che richiama al cosiddetto “inverno demografico”, una situazione nella quale sembra essere finito da molto tempo il nostro Paese: nel 2022 infatti i nati sono scesi, per la prima volta dalla metà del 1800, sotto la soglia delle 400mila unità, attestandosi a 393mila. Dal 2008, anno d’oro per le nascite, il calo è di circa 184mila nati, di cui circa 27mila concentrati dal 2019 in avanti. E  le proiezioni per il futuro non promettono niente di buono.

Per avere una maggiore chiarezza e soprattutto per ipotizzare soluzioni, è entrato in campo ON RADAR, il Think Tank della Fondazione Internazionale Menarini, guidato dal direttore Massimo Scaccabarozzi che ha riunito attorno a 5 tavoli di lavoro 45 voci, tra esperti e studenti, che hanno approfondito il tema della natalità partendo da prospettive disciplinari diverse. 

“Siamo al secondo appuntamento del Think Tank On Radar che, come abbiamo sempre cercato di dire, ha un obiettivo: quello di porre all’attenzione di esperti delle tematiche sociali importanti – ha spiegato Scaccabarozzi – Lo abbiamo già fatto una prima volta, fuori dagli schemi tra l’altro, perché non ci piace affrontare l’attualità come viene affrontata quotidianamente. Noi vogliamo provare a fare qualcosa di diverso assumendoci la responsabilità di essere responsabili.”

Una dichiarazione di intenti che ha presto trovato conferma nell’iniziativa svolta a Roma il 3 maggio 2023. La modalità di interazione del gruppo di ricerca ha ricalcato quella del primo incontro di febbraio, denominato Infanzia bruciata, aiutiamoli a sorridere, un evento che ha aperto una moltitudine di spunti positivi.

Intorno all’argomento centrale del secondo appuntamento di On Radar si sono riuniti vari gruppi di esperti, ma anche giovani ragazzi, protagonisti diretti e indiretti del calo di nascite, che hanno posto domande e condiviso le proprie esperienze umane, cooperando con passione e competenza al fine di offrire soluzioni concrete.

Il titolo “Natalità, politically incorrect” evidenzia in prima battuta il tipo di approccio prescelto dalla Fondazione Menarini, con una volontà di trattare la materia in modo non convenzionale. 

Le nuove generazioni sono il nucleo del dibattito e proprio per questo motivo sono state coinvolte attivamente come figure chiave del Think Thank, così che l’ascolto delle loro istanze potesse dar vita ad una relazione sincera e possibilmente risolutiva.

Pochi nati significa pochi genitori potenziali – ha proseguito Scaccabarozzi – è la trappola demografica, un circolo vizioso che minaccia il nostro Paese. Con questi dati di natalità stiamo buttando via il nostro futuro, che possiamo salvare solo ascoltando i giovani. Ci siamo quindi voluti confrontare con un gruppo di ragazzi tra i 18-23 anni per affrontare il tema dell’emergenza natalità fuori dagli schemi.”

L’incipit di Scaccabarozzi si è tradotto in un dibattito serrato dove la voglia di parlare senza filtri è stata l’ingrediente più importante. Cosa ne pensano di tutto ciò i ragazzi e le ragazze nel 2023? Perché il fatto di fare un figlio oggi non è in cima ai loro pensieri?

Secondo il professor Pietro Ferrara, Ordinario di pediatria Università Campus Bio-Medico di Roma – “Non c’è ancora in Italia una cultura dell’infanzia, magari si crea lo spazio fisico per fare un figlio, ma non c’è lo spazio mentale per accoglierlo. Anzi. Spesso c’è la paura e il rifiuto della genitorialità.”

Oltre all’aspetto culturale complessivo, si percepisce una costante spinta verso l’individualismo, ma le preoccupazioni degli under 30 non sono ascrivibili solo a questo. 

Anche lo scenario attuale dei ragazzi che si avvicinano all’età adulta, fra l’incertezza di un lavoro stabile, l’impossibilità di trovare un asilo nido per un nascituro e i tanti fenomeni di precariato, non è considerato dagli interlocutori come un ostacolo insormontabile.

Il vero problema resta una società che è solo capace di offrire ai giovani un presente idealizzato, modelli distanti dalla realtà e un futuro difficile da progettare. Al tavolo “Comunicazione: di chi è la colpa?” è stato fatto notare che i figli non sono quasi mai presenti nelle campagne pubblicitarie e vengono visti, spesso, più come un impedimento.

Questa rappresentazione di una realtà cristallizzata deve necessariamente incrociare ciò che accade nella vita di tutti i giorni. Chi può recitare un ruolo strategico in questo è il mondo dell’industria, che durante l’incontro era rappresentato da Marco Bonometti, presidente e Ad della OMR (Officine Meccaniche Rezzatesi), un gruppo specializzato nella componentistica per automobili, attivo in 5 continenti.

“Le imprese vanno richiamate alle loro responsabilità rispetto ai problemi sociali perché possono avere un ruolo cruciale nel restituire fiducia ai giovani; è necessario diffondere cultura d’impresa, quella che vede l’azienda vicino alla gente, una realtà capace di creare le basi affinché i giovani possano rischiare senza paura di fallire”.

Dal mondo aziendale a quello giornalistico l’analisi non perde di vista il contesto sociale, ma la riflessione di Diodato Pirone, giornalista economico del Messaggero e autore del libro ‘La trappola delle culle’, spinge verso l’ottimismo.

“La parola chiave è fiducia, questo Paese non fa figli perché è attanagliato da una sfiducia profonda. Dobbiamo però recuperare il nostro futuro attraverso la natalità, ricordando le nostre capacità produttive che sono tra le migliori del mondo. Dobbiamo puntare un pochino meno sulla penitenza e di più sull’educazione, anche rivedendo se necessario l’allocazione di una serie di leve sociali della nostra spesa pubblica. ”

Le impressioni al termine del convegno sono più che positive. L’obiettivo di avere un filo diretto con le istituzioni è già in atto, per cui l’attività del team coordinato da Scaccabarozzi non finisce qui. E proprio il Presidente di On Radar ha tracciato le linee guida per il futuro:

“Abbiamo affrontato il problema attraverso un criterio di multidisciplinarietà e ora vogliamo mettere a disposizione dei ministeri, delle commissioni parlamentari e di tutti gli attori coinvolti, i frutti del nostro lavoro.” 

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