Menarini e Artemisia: quando la farmaceutica sposa l’arte

L’uso spregiudicato ed elegante del linguaggio caravaggesco, la crudezza strepitosa della scena, la forza vibrante che emerge in ogni singolo passaggio della sua biografia, fanno di Artemisia Gentileschi un personaggio rivoluzionario destinato a sconfiggere il concetto stesso di storia e a trapassare con prepotenza secoli di arte.

Alla sua forza, al suo coraggio, a tutto ciò che ancora oggi questa celebre artista rappresenta, il Gruppo Menarini dedica il suo ultimo volume d’arte.

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Storia di una forza rivoluzionaria: Artemisia Gentileschi

Con passione, coraggio, determinazione. Così ci appare mentre passiamo in rassegna i suoi capolavori Susanna e i vecchioni, La conversione della Maddalena, Giuditta che decapita Oloferne, che ci riportano brutalmente in una nelle vicende più personali e più drammatiche dell’artista.

Artemisia Gentileschi nasce a Roma, nel 1593, e fin dalla più tenera età viene educata dal padre, il pittore toscano Orazio Gentileschi, alle arti figurative, anche se all’epoca non era permesso alle donne frequentare alcuna scuola o bottega d’arte. A 17 anni i suoi dipinti riscontrano già i primi consensi e il suo tratto e la pennellata si distinguono rapidamente.

Ma quello che doveva essere l’inizio del successo diventa invece il periodo buio della sua vita. Nel 1611, infatti, Artemisia subisce uno stupro da parte del pittore Agostino Tassi. Stranamente per quell’epoca sceglie di non piegarsi e di non rimanere in silenzio e decide di andare incontro a un lungo e umiliante processo, che solo alla fine vedrà riconosciuta la colpevolezza del Tassi.

Termina così il lungo periodo romano e inizia quello fiorentino, nel 1616, anno in cui viene accolta presso l’Accademia delle Arti del Disegno, la prima donna a ricevere questo “privilegio”. Negli anni fiorentini realizza alcune delle sue opere più celebri, come La conversione della Maddalena (1615-1616) e Giuditta con la sua ancella (1625-1627).

«Dopo il precocissimo studio di Longhi sui Gentileschi “padre e figlia”, del 1916, è solo a partire dal Secondo dopoguerra che è rinata la fortuna di Artemisia Gentileschi nella letteratura artistica, con una vera e propria impennata negli ultimi decenni; – ha detto Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze – numerose monografie, articoli, mostre, hanno visto un progressivo viraggio dell’attenzione sulla sua figura di valente pittrice, rispetto alla vicenda personale e umana. L’uso spregiudicato ed elegante del linguaggio caravaggesco, la crudezza strepitosa della scena, fanno della Giuditta che decapita Oloferne di Artemisia, ad esempio, il secondo quadro degli Uffizi più cliccato su Instagram dopo la Medusa di Caravaggio

Artemisia simbolo di coraggio per tutte le donne

collana arte menarini«Artemisia è stata una donna straordinaria, di una forza rivoluzionaria considerata l’epoca in cui viveva, straordinaria come artista, ma anche con coraggio e forza di volontà», così Lucia Aleotti, presidente del Gruppo Menarini, ha introdotto la presentazione del volume d’arte nella Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze.

«Dedicare il volume d’arte ad Artemisia Gentileschi – continua – non solo conferma la grande vocazione artistica dell’azienda, ma omaggia anche una donna vittima di violenza che ha avuto la forza e il coraggio di rinascere.

Ci auguriamo che il coraggio di Artemisia sia d’ispirazione per tutte quelle vittime silenziose che ancora non hanno la forza di denunciare.»

Artemisia nuovo libro della collana d’arte Menarini

Il volume, curato da Alessandro Grassi, in collaborazione con Pacini Editore, è l’opera ultima di una collana nata oltre mezzo secolo fa, nel 1956. Scopri la storia della nostra collana d’arte Menarini.

Per la prima volta, il testo è stato pubblicato anche in inglese a conferma della crescente internazionalizzazione dell’azienda, ma anche per far conoscere una grande artista italiana al di fuori dei confini nazionali.

«Il volume su Artemisia Gentileschi – ha dichiarato Alessandro Grassi, autore della monografia –

vuole essere un avvio agile e stimolante per una rilettura dell’opera di questa grande pittrice del Seicento europeo. Piuttosto che un catalogo ragionato, rivolto ai soli specialisti, si tratta di un testo che invita il lettore a cogliere le mille sfaccettature e la vivacità culturale di Artemisia.»

Quella che Roberto Longhi, grande storico dell’arte italiano, definì “L’unica donna in Italia che abbia mai saputo che cosa sia pittura, e colore, e impasto, e simili essenzialità.”

Sfoglia le foto della presentazione del volume d’arte Menarini su Artemisia Gentileschi

 

Una risposta a “Menarini e Artemisia: quando la farmaceutica sposa l’arte”

  1. Finalmente qualcuno che si è ricordato di dare spazio ad una grande donna e nella vita e nell’arte.io avevo letto di lei anni fa su un libro di scuola media in Inglese (che insegnavo ).Questa donna mi aveva colpito profondamente per la sua storia ma anche per la.suggestione e profondità della sua arte.

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