Tumore al seno: tipi, stadi della malattia, prevenzione

Il tumore al seno è il tumore più comune al mondo, la diagnosi che cambia la vita a circa una donna su otto (dati 2018 ESMO – European Society for Medical Oncology).

Il cancro alla mammella colpisce soprattutto donne over 50 in post-menopausa, ma non risparmia del tutto la popolazione maschile (circa l’1% del totale dei casi di tumore mammario). 

Una patologia che purtroppo, nonostante sia da anni oggetto di studio e terreno di importanti progressi scientifici, può risultare non curabile già al momento della diagnosi se questa è tardiva. Frutto di una proliferazione eccessiva di cellule innescata da una serie di mutazioni genetiche, questa forma di cancro può svilupparsi in qualsiasi tessuto della mammella.

 

Quali tipi di tumore al seno

 

In base alla sua capacità di diffondersi all’interno dell’organismo, attaccando anche organi e tessuti distanti dal punto di origine, il tumore al seno può essere:

  • Non invasivo (o in situ) se rimane localizzato all’area della mammella in cui si è generato, senza diffondersi nel tessuto sano circostante.
  • Invasivo quando la neoplasia è in grado di migrare tramite il sistema linfatico e il sangue e di compromettere progressivamente le funzioni vitali.

Il Tumore al seno ha origine più di frequente:

  • Lobuli: ghiandole del seno che producono il latte.
  • Dotti galattofori: canali attraverso i quali il latte dal lobulo arriva al capezzolo.

 

Gli stadi della malattia

 

A seconda della progressione della malattia, il carcinoma al seno può essere diagnosticato in:

  • Stadio precoce: il tumore rimane localizzato nella mammella o nei linfonodi ascellari.
  • Stadio localmente avanzato: è caratterizzato da un’espansione ai tessuti e ai linfonodi vicini.
  • Stadio metastatico: il tumore primario colonizza altri distretti dell’organismo, dando luogo a tumori secondari.

Sebbene sia una patologia molto più rara nella popolazione maschile che in quella femminile, di tumore al seno si ammalano anche gli uomini.
Secondo l’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), “i casi di tumore della mammella che riguardano il sesso maschile sono lo 0,5-1 per cento del totale”. Al basso numero di diagnosi per questo carcinoma negli uomini, però, coincide statisticamente una maggiore aggressività nel paziente maschio.

 

Tumore al seno: il ruolo degli ormoni

 

Nel cancro alla mammella gli ormoni influiscono sulla crescita del tumore.

Gli estrogeni e il progesterone, in particolare, in molti casi stimolano la propagazione della massa cancerogena. Per capire che effetto hanno gli ormoni sul singolo paziente oncologico si ricorre alla classificazione della patologia in base ai recettori presenti sulle cellule tumorali.

Se sono numerosi, la neoplasia potrà essere attaccata con un trattamento endocrino, che limita l’azione degli ormoni. Oltre ai recettori per gli estrogeni (ER) e per il progesterone (PR), nel carcinoma mammario anche il recettore 2 del fattore di crescita dell’epidermide umano (HER2) attiva la riproduzione delle cellule malate. 

Il carcinoma della mammella localmente avanzato o metastatico, per esempio, può presentare tre sottotipi:

  • HR+ HER2- : (HR include ER+, PR+/-) Carcinoma positivo per il recettore degli estrogeni e negativo per il recettore 2 del fattore di crescita dell’epidermide umano.
  • HER2+ : (include HR+ e HR-) Positivo al recettore 2 del fattore di crescita dell’epidermide umano.
  • TRIPLO NEGATIVO (ER-, PR-, HER2-): Negativo a tutti i recettori.

 

Tumore al seno: l’importanza della prevenzione

 

Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il cancro alla mammella ha superato il tumore al polmone come neoplasia più diffusa a livello globale.

Nel 2020 sono stati scoperti 2,3 milioni di nuovi casi di breast cancer, cioè l’11,7% del totale di diagnosi oncologiche. Malgrado la sua alta incidenza, però, il tumore al seno rimane una patologia curabile se individuata in tempo.

Uno stile di vita salutare sicuramente abbassa le probabilità di sviluppare la patologia.

Nell’ottica di giocare d’anticipo sulla neoplasia con una diagnosi vicina all’inizio della malattia, un controllo annuale del seno presso uno specialista è fortemente consigliato a tutte le donne dai 20 anni in poi.  Dopo i 50 anni diventa necessaria anche una mammografia biennale. Se da questo esame dovesse emergere qualche sospetto, di solito si procede con ulteriori approfondimenti (seconda mammografia, ecografia, visita clinica, biopsia), fino a far luce sullo stato di salute del paziente e poter escludere o accertare l’esistenza del carcinoma.

Ad uno stadio avanzato del cancro l’unica strada da percorrere rimane il trattamento, che ha lo scopo di allungare la sopravvivenza  libera da progressione della malattia e migliorare la qualità di vita dei pazienti. 

Proprio per questo, gli screening e una prevenzione costante e a 360° sono ottimi alleati nella lotta contro il cancro alla mammella.

 

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