Come combattere il tumore e proteggere il cuore

Dal 12 al 14 marzo, a Roma, si è tenuto il convegno di cardio-oncologia, “International Colloquium on Cardio-Oncology”, organizzato dal Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma e promosso dalla Fondazione Internazionale Menarini.

La cardio-oncologia è una disciplina che si occupa delle possibili complicanze cardiovascolari dovute alle terapie antitumorali. Protagonisti di questo incontro, i più illustri esperti in materia provenienti da tutto il mondo: Swain (Washington), Wojnowski (Mainz), Kremer (Amsterdam), Yeh (Houston), Steiner (Zurigo)… solo per citarne alcuni.

A guidare la “tre giorni”, invece, un chairman tutto italiano, Giorgio Minotti, Responsabile dell’Unità Operativa di Farmacologia Clinica del Policlinico Universitario Campus Bio­-Medico di Roma.

Tra i temi trattati: i farmaci antitumorali, terapie salvavita che determinano anche inevitabili effetti collaterali, in particolare al cuore e al sistema circolatorio; come trattare un paziente con tumore in cui sia presente una “fragilità” cardiocircolatoria; quando un farmaco può definirsi cardiotossico e costituzione di un equipe di cardiologi, oncologi e ricercatori per l’individuare markers che possano aiutare nella predizione del rischio cardiovascolare in pazienti oncologici.

Come indicato durante il convegno, con l’aumento dei tassi di guarigione e il prolungamento della sopravvivenza nei malati di tumore può associarsi nel tempo l’emergere di complicanze cardiovascolari.

Questo non significa che ogni malato di tumore trattato con farmaci o (radioterapia) sia destinato a eventi cardiovascolari, ma significa invece che è importante non sottovalutare il problema e continuare nel tempo a verificare che non appaiano danni cardiaci.

I farmaci antitumorali sono “salvavita” e non si può rinunciare a essi, dunque è necessario fare quanto di meglio si può affinché il paziente sia protetto da effetti collaterali cardiovascolari.

La ricerca sta facendo molti passi in avanti, indirizzandosi verso la realizzazione di farmaci antitumorali “intelligenti”, modellati sulle caratteristiche delle cellule tumorali, e l’individuazione di markers che possano aiutare a identificare i pazienti con rischio cardiovascolare più elevato.

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